30-11-13 au 03-03-14 – Centre Pompidou
Il Surrealismo e l’oggetto, al Centre Pompidou dal 30 ottobre al 4 marzo 2014, curata da Didier Ottinger una grande mostra dedicata al movimento d’avanguardia tra più significativi
nel 20° secolo.
Dal primo ready made di Marcel Duchamp il famoso “Porte-bouteille ” del 1914 (il primo in realtà è la ruota di biciletta, del 1913, ma lì c’è un intervento dell’artista che fissa la ruota ad uno sgabello, mentre nel portabottiglie la scelta è ancora più radicale) alle sculture di Mirò della fine degli anni Sessanta, la mostra ripercorre in circa 200 opere e 42 artisti le varie fasi della coraggiosa presa di posizione dei surrealisti, quella di fare “scultura” attraverso l’uso di oggetti del quotidiano. Il curatore, Didier Ottinger esplora l’idea che nel 1927, con l’approvazione del “materialismo dialettico” di André Breton i surrealisti si concentrino sull’oggetto come risposta ad una situazione ideologica che nega il potere dei sogni e il subconscio. Come “oggettivazione del sogno“, l’oggetto, ai loro occhi, diventa un mezzo efficace per sovvertire poeticamente la realtà.
La mostra dell’oggetto surrealista inizia con Alberto Giacometti e la sua “Boule suspendue ” (1930 – 1931) e tocca il punto più alto esponendo opere dal “Salone surrealista degli oggetti” in scena alla galleria Charles Ratton nel maggio 1936. Le sculture realizzate durante la Seconda guerra mondiale da Max Ernst, Alexander Calder e Pablo Picasso illustrano l’affermarsi in questo periodo dell’oggetto d’arte surrealista attraverso l’utilizzo di una tecnica scultorea simile all’arte dell’assemblaggio. Giacometti , Dalì , Calder, Picasso, Mirò, Max Ernst e Man Ray sono gli artisti chiamati dalla mostra ai banchi dei testimoni, per un racconto che evidenzia i momenti chiave in del pensare “surrealista”, e lancia uno sguardo alla sua fertile posterità nell’arte contemporanea.
Tuttavia due oggetti su tutti, acquistano un valore che supera il tempo e interseca l’intera esposzione: il manichino di De Chirico e il già citato porta bottiglie di Duchamp, entrambi del 1914, entrambi destinati a guadagnare fama eterna nell’immaginario del movimento. Dalla Bambola di Hans Bellmer (1933-1934) ai manichini che rivestono le “strade” al ” Salone Internazionale del Surrealismo” del ‘38, i manichini diventano aspetto normale negli eventi surrealisti e, non a caso, il Manifesto del 1924 presenta il manichino come uno degli oggetti più propizi per la produzione del “meraviglioso” voluta dal Surrealismo, perfetto per suscitare quel senso di “straniamento” ispirato a Sigmund Freud (per la sua scoperta della bambola Olimpya in un racconto di Hoffmann). Non meno pregnante per il movimento, la rivoluzione duchampiana del ready made. Nel 1938, il Dictionnaire Abrege du Surrealisme (breve dizionario del Surrealismo ) parla dell’opera di Duchamp come “oggetto elevato alla dignità di un’opera d’ arte dalla sola volontà dell’artista” è dunque il prototipo dell’oggetto surrealista, capace di cristallizzare i sogni ei desideri del suo “inventore”.
Centrepompidou / Le Surréalisme et l’objet