Fiasca / Egitto.
Boccale / Italia, toscana. 
Brocca / Giordania.
Brocca / Italia Umbria.
Anfora / Marocco.
Bottiglia / Egitto.
Brocca / Italia, Puglia.
Olia / Italia, Marche.
Bottiglia / Turchia.
Brocca / Italia Puglia.
Borraccia / Spagna.
Brocca / Italia, Lazio.
Brocca / Italia, Calabria.
Orcio / Grecia.
Giara / Slovenia.
26 / 12 / 2014 – Objective No. 30 – La ceramica d’uso del mediterraneo. I contenitori d’acqua.
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→ il mediterraneo non è neppure un mare, è, come fu detto, un complesso di mari←
Alla fine degli anni 40 il grande storico francese Fernand Braudel propose una vasta ricerca sul mediterraneo, Area geografica in cui nel corso dei secoli, forme e conoscenze si sono confrontate e fuse permettendo la sedimentazione di una memoria comune.
→Il Mare Interno del Cinquecento appare più vasto di oggi; è un personaggio complesso, ingombrante, fuori serie. Sfugge alle nostre misure abituali. Inutile volerne scrivere la semplice storia…; inutile voler dire a suo riguardo, le cose alla buona, come sono avvenute… Il Mediterraneo non è neppure un mare, è, come fu detto, un complesso di mari , e di mari ingombri di isole, tagliati da penisole, circondati da coste frastagliate. La sua vita è mescolata alla terra, la sua poesia è più che a metà rustica, i suoi marinai sono contadini; è il mare degli oliveti e delle vigne quanto degli stretti battelli a remi o dei navigli rotondi dei mercanti, e la sua storia non è separabile dal mondo terrestre che l’avvolge più di quanto non lo sia l’argilla dalle mani dell’operaio che la modella.←
↑ Testo tratto da Fernand Braudel La Mediterranée et le monde méditerranéen a l’époque de Philippe 2
I contenitori d’acqua Orci e brocche
L’iniziativa svoltasi a partire dall’estate 1989, ideata da Massimo Dolcini, dedicata al tema de La ceramica d’uso nel Mediterraneo ha visto succedersi numerose fortunate edizioni inizialmente realizzate nel contesto di Fiorenzuola di Focara e del Parco San Bartolo, in seguito espansa a diverse zone della città di Pesaro e dintorni. L’iniziativa ha subito mostrato la capacità di saper coniugare l’attenzione all’artigianato locale e a una ben radicata tradizione con una lettura di taglio antropologico di ampio respiro, che spingeva a citare l’inglese Edward Tylor come principale fonte d’ispirazione per l’evento. L’attenzione all’uso quotidiano degli oggetti e alla loro capacità di rappresentare la memoria, tanto personale quanto della civiltà che li ha prodotti, possiede anche radici più vicine negli insegnamenti impartiti presso l’ISIA di Urbino, punto di snodo per il percorso dello stesso Dolcini.
→ La prima edizione della mostra sulla ceramica d’uso del Mediterraneo raccoglie artefatti ceramici che provengono da quasi tutti i paesi del bacino: Algeria, Creta, Egitto, Francia, Giordania, Grecia, Italia, Marocco, Slovenia, Spagna, Siria, Tunisia, Turchia. Le ceramiche italiane provengono da Abruzzo, Calabria, Lazio, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria, Veneto. I 150 pezzi esposti sono classificabili come contenitori di liquidi, specificamente di acqua, vino, olio, latte e, a volte, di grasso animale. La denominazione dei pezzi che viene adottata nella mostra è quella che ci giunge dall’ambiente della ceramica d’uso domestico, senza fare riferimento a definizioni locali. Molto spesso le ceramiche hanno più di una denominazione in quanto assolvono a molteplici usi, come nel caso delle brocche, dei boccali, degli orci e delle giare. Spesso è la grandezza che determina le varianti di denominazione, pur restando analoga la forma, come nel caso di tazza, ciotola, terrina, zuppiera, bacile.←
↑ Testo tratto da catalogo esposizione
