Objective No. 1_ L’oggetto grafico di Michele Provinciali |
Loggia della Scuola Umanitaria di Milano, 1961.
Scuola Umanitaria di Milano, 1950
"Medagliere 1959" ↑
Oggetto grafico No. 1, Chicago 1952
Oggetto grafico No. 2, Chicago 1952
Oggetto grafico No. 3, 1960
Oggetto grafico No. 4, 1960
Oggetto grafico No. 5, 1960
Oggetto grafico No. 6, 1960
Oggetto grafico No. 7, 1962
Oggetto grafico No. 8, 1965
Oggetto grafico No. 9, 1968
Oggetto grafico No. 10, 1975
Oggetto grafico No. 12, 1979
Oggetto grafico No. 13, 1980
Oggetto grafico No. 14, 1986
Oggetto grafico No. 15, 1986
Oggetto grafico No. 16, 2005
Oggetti in attesa di progetto, 1986
Matrici di oggetti ritrovati sulla battigia
Il mondo pensato per oggetti
Objective No. 1_ L’oggetto grafico di Michele Provinciali
Objective No. 1The graphic object of Provinciali
Approfondimenti / Oggetto grafico
Objects not for sale
→ Objectivemagazine dedica un ampio approfondimento a Michele Provinciali, al fine di evidenziare l’opera di un grande protagonista del design italiano. Profonde intuizioni e una vasta attività di ricerca ne hanno caratterizzato il percorso creativo. Particolarmente degni di nota sono l’oggetto graficoe la rivista Imago, ideata da Provinciali nel 1960, momenti in cui raggiunge l’apice della propria capacità espressiva: combinazione di sensibilità umanistica, design e arte grafica. Da fine osservatore del proprio tempo, Michele Provinciali, ponendosi al di fuori delle mode, sposta l’attenzione su “l’ampio campo della sperimentazione” diventando uno dei più innovativi interpreti della scena artistica contemporanea.
Da Michele ho imparato moltissime cose. Mi ha insegnato a guardare, sentire i materiali e le forme, a superare le barriere e le abitudini percettive. Quando ero ancora studente all’ISIA di Urbino, rimasi profondamente colpito da una frase che Michele pronunciò durante una lezione da lui tenuta nel 1990, in cui Invitava noi allievi a prestare la massima attenzione ai cassonetti di rifiuti e agli oggetti che si possono trovare nelle loro vicinanze. Da quel momento non ho più potuto fare a meno di scrutare con occhi attenti ogni angolo di strada con particolare attenzione a ciò che viene scartato. Ricercare e riflettere sugli oggetti e la loro storia è per me diventata una pratica quotidiana.← Antonio Motolese-Lazzàro
→ “L’oggetto grafico è una singolare operazione di selezione, catalogazione, composizione e impaginazione dei relitti della memoria, dei detriti del tempo – sulla cui matrice duchampiana si potrebbe inevitabilmente disquisire – che in Provinciali diventerà cifra innanzi tutto poetica e successivamente stilistica. Il “medagliere” dei clichés della ditta Bassoli, dove ogni aspetto celebrativo sembra smobilitare di fronte ad un’ironia feroce, è un esempio cardinale. Come lo saranno i tappi di champagne, che festeggiano l’uscita del secondo numero della rivista, il biglietto ferroviario utilizzato, la scarpa da cerimonia: veicoli visivi che si ripresenteranno nell’investigazione matura di Provinciali, che potrebbe coincidere con i suoi anni di insegnamento all’isia di Urbino. Le serie sui gessetti colorati, le saponette, i puntapanni di legno, e, commoventi, i bastoncini per il gelato, costituiscono altrettanti momenti di questa ansia di “collezionare” i detriti della storia direttamente vissuta dagli uomini. Segni sui quali ognuno, e in modo del tutto anonimo, ha lasciato una traccia indelebile, unica, identitaria, eppure ignota. Il “collezionista”, il grafico, restituisce ad una dignità quasi etica quel lacerto di memoria, quel brano vivo, concreto, che l’attività dell’uomo ha attraversato. Detto in una battuta, al fondo del concetto dell’oggetto grafico, di questo singolare ready-made rettificato compositivamente, agisce un’ironia che non è mai fine a se stessa, che non indulge mai al sarcasmo, per lasciar emerger un fondamento umanistico dal sapore forse un poco amaro. ← Bruno Bandini