Collezioni / Scultura / Maestri del design
Verso la metà degli anni Ottanta nasce, dall’incontro tra Michele Provinciali e Franco Bucci, una produzione di multipli in ceramica ricavata dai calchi degli oggetti d’uso in plastica raccolti dallo stesso Provinciali venti anni prima. Collezione di insoliti reperti ritrovati lungo la battigia, che si situa all’origine di una più vasta riflessione sulle cose emarginate attraverso cui giungerà all’intuizione dell’oggetto grafico. La mostra Gli oggetti ritrovati, tenutasi a Pesaro nel 2012 a cura dell’associazione culturale Via Passeri 83, propone una riedizione a tiratura limitata delle celebri bottiglie in grès: oggetti ottenuti dagli stampi originali restaurati.
→ Raccolgo sulla battigia un contenitore di plastica di liquido per lavare, deformato dai percotimenti marini. E’ una forma compatta, di colore giallo attenuato dalla salsedine, con l’impugnatura ovale ricavata nel volume pressoché intatto, eccetuato un incavo sulla base, fortunosamente privo di incrinature. L’oggetto, tolto dalla sabbia, m’appare con un volto quieto e arcaico. E’ un’emozione! Il contenitore, evitato il cassonetto dei rifiuti, rinasce ai miei occhi dal mare in una funzione puramente estetica. Nel processo della nemesi, l’oggetto conserva un messaggio ammonitore: la sua nefasta originaria funzione appartiene ad una società dedita alla distribuzione di se stessa. ← Michele Provinciali
↑ Tratto da “Gli oggetti ritrovati”, 2012
→ “La realizzazione di oggetti come “entità” a sé stanti è indubbiamente una delle caratteristiche della nostra epoca. Anche se, lungo i millenni d’una creazione artigianale, l’uomo era diventato un “creatore d’oggetti”, certamente è solo nella nostra era postindustriale che questo fatto assume un valore così universale e ubiquitario, per una precisa ragione: la possibilità iterativa che ha popolato il nostro universo di elementi la cui caratteristica non è tanto quella di essere più o meno economici, più o meno estetici, quanto di essere costantemente “spendibili”. La stessa “tesaurizzazione” degli stessi dipende dalla loro ubiquitarietà. L’operazione compiuta da Provinciali, insomma, è basata sul riconoscimento d’una particolare espressività che questi modesti contenitori di plastica assumevano in seguito, all’azione del mare, delle onde, della sabbia che li ha deformati, alterandone profondamente la sagoma, ma lasciando tuttavia riconoscibili le primitive forme essenziali.” ← Gillo Dorfles
↑ Tratto da “Provinciali, sentimento del tempo”, Grafis Edizioni, 1996
→ “Raccolgo le cose comuni, quelle che si vedono sempre e non si guardano” spiega Provinciali a Giuseppe Pontiggia che lo interroga sul suo lavoro. e lui, Pontiggia, cerca di capire, ascolta attento, osserva curioso, ne coglie la loro umanità sorprendente e discreta. Le bottiglie di Michele come quelle di Morandi sono lì per farci riflettere, ci insegnano a prendere tempo e a guardare lontano. Ci aiutano a ricordarci chi siamo. “… Michele Provinciali singolare esploratore e aggressore del quotidiano, vaga sperduto e ipnotico, in una latitudine eteroclita di oggetti, il labirinto/inventario del suo mondo. ← Giorgio Celli
↑ Tratto da “il mondo pensato per oggetti”, Edizioni Nobili, 1979
Objects not for sale
→ Il Grès Si ottiene per mescolanze argillose naturali che producono ceramiche dette, appunto, greificate. È necessaria una temperatura tra 1200 °C a 1350 °C. I colori variano a seconda dei composti ferrosi presenti. Per ottenere grés bianchi si utilizzano impasti artificiali a base di argille cuocenti bianche e rocce quarzoso-feldspatiche che inducono la greificazione della massa. Possono venire smaltate: come per tutte le altre ceramiche, dopo la cottura vengono colorate allo stesso livello dell’impasto, che contiene, di solito, un 33% circa di argille caolinitiche (bianche), un 50% di fondenti (principalmente feldspato) e la percentuale restante di materiali inerti (sabbie o quarzo). ←
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I maestri del design: Provinciali