”Arredi e decorazioni, dischi e ricordini, fotografie e giocattoli raccontano di noi, danno corpo alla nostra memoria, senso e contesto alle nostre relazioni con gli altri. Con gli oggetti, acquistati o ereditati, ricevuti o trovati, allestiamo il teatro intimo della nostra esistenza. Refrattario a banalizzare le merci come puri contenitori di alienazione e omaggi al consumismo, l’autore entra in dodici appartamenti nella stessa strada di una grande città, osserva con sguardo di entomologo, registra parole e gesti, risalendo, per questa via, alla vita più riposta delle persone che vi dimorano. Piccole cosmologie in cui protagonista è la silenziosa ma eloquente collezione di oggetti quotidiani che abitano insieme a noi le nostre case.
Daniel Miller docente allo University College di Londra, è il fondatore dell’antropologia del consumo. Tra le sue pubblicazioni: «Material Culture and Mass Consumption» (1987), «Capitalism. An Ethnographic Approach» (1997), «Consumption and its Consequences» (2011); in italiano, «Teoria dello shopping» (Editori Riuniti, 1998) e «Per un’antropologia delle cose» (Ledizioni, 2013).
Le edizioni del Mulino, 2014.
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