”Il testo si pone come obbiettivo quello di analizzare il ruolo e l’identità dell’oggetto, naturale e artificiale, rifiutato, eliminato, rottamato, riciclato nella società contemporanea, la discrepanza fra il consumismo più spietato e la passione con cui l’uomo tendenzialmente si lega agli oggetti, fra l’azzeramento dei significati orchestrato dalla macchina industriale e il bisogno emotivo di forma e di oggettualità, fra tendenza all’abbandono e necessità di recupero. In queste pagine si cerca una spiegazione al fenomeno negli stili di vita e nei tratti fisiognomici di una società che sta tragicamente educando le nuove generazioni alla perdita del rispetto dell’oggetto, perdita che si estende dai prodotti di consumo allo spazio, dall’arte al design, dall’arredo urbano all’edilizia, andando a costituire un modello di perdita di quei valori – dell’emozionalità e dell’affetività – che dalle cose si sposta alle relazioni umane e che va a costituire sempre più la norma anziché l’eccezione.” Ave Appiano

Meltemi editore, Roma, 1999.

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